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Storia del palazzo

Le prime notizie certe dell’esistenza di un complesso immobiliare in proprietà della famiglia dei signori di Maniago sito fuori dalle mura del Castello (la cui costruzione, invece, è databile al XII secolo) risalgono al 1428.

Il complesso venne ingrandito, ad opera di Pietro di Maniago, tramite acquisizioni e trasformazioni a partire dal 1536, come conseguenza dei due violenti terremoti (1511 e 1575) che distrussero quasi completamente il castello e costrinsero la famiglia a sposarsi nelle abitazioni che aveva in paese.

Sulla facciata nord (la più antica del Palazzo) nel 1550 Pomponio Amalteo, noto pittore allievo del Pordenone, affrescò il leone alato rampante di Venezia che regge, al posto del classico Vangelo, l’arma dei signori di Maniago.

Tale opera fu commissionata dalla famiglia a ricordo della Convenzione intervenuta tra Bartolomeo di Maniago e la Serenissima nel 1420.

La definitiva sistemazione del complesso avvenne a cura del conte Fabio I di Maniago nel 1739 in occasione del fastoso matrimonio con Caterina di Spilimbergo: si riorganizzò il corpo centrale del Palazzo, rendendo omogenea la facciata e venne realizzato l’attuale scalone in marmo, come documentato nell’archivio di famiglia: “in questo anno si sono spesi Ducati 1000 nella fabbrica qui di Maniago essendosi innalzata fondamenta la scala e rinovata la Sala.”

Nel 1740 vennero decorati a stucchi i saloni al piano nobile: “in questo anno si sono fatti lavorare gli stucchi della Sala qui di Maniago ed hanno costato, di soldo effettivi, Ducati 200”.

Non è noto chi fosse l’architetto che progettò ed eseguì i lavori, ma è probabile che sia stato Fabio I stesso, uomo di notevole cultura ed ingegno.

Negli anni seguenti proseguirono i lavori di ammodernamento: venne costruita la chiesa adiacente al palazzo, compresi i coretti e le scale di congiunzione con i vari ambiti della dimora (la famiglia assisteva quotidianamente alla messa, ma lo faceva direttamente dal palazzo), vennero edificate le scuderie e soprattutto venne dato in carico a Francesco Bertoldi, giardiniere di Villa Manin, di realizzare il giardino all’italiana.

Nei primi decenni dell’ottocento, Fabio II di Maniago, di ritorno dai suoi soggiorni esteri, inizia a raccogliere e a far piantare le rare essenze che compongono il parco all’inglese di 6 ettari che si estende dal giardino all’italiana alle pendici del monte Jouf.

Residenza della famiglia sino alla seconda metà del ‘900, il palazzo ospitò nei primi anni del secondo dopoguerra l’ospedale civile di Maniago.

Gravemente danneggiato dal sisma del 1976, fu restaurato con lunghi ed importanti lavori nel corso dei decenni successivi. oggi palazzo d’Attimis-Maniago è divenuta una location per matrimoni, feste, convention, concerti ed eventi sportivi.